"Di mondi diversi e anime affini" di Raissa Russi e Mohamed Ismail Bayed
- Autore: Raissa Russi e Mohamed Ismail Bayed
- Titolo: Di mondi diversi e anime affini
- Casa editrice: DeAgostini Edizioni
Superare ogni limite autoimposto è sicuramente la ricetta per migliorarsi e avere fiducia nelle proprie capacità e abilità. L’autostima si acquisisce col trascorrere del tempo e grazie alle esperienze che noi maturiamo aumentando il bagaglio del nostro background personale. A volte conversando con gli altri nessuno ci ammetterà di essere razzista o di avere pregiudizi; tutti si mostreranno aperti alla diversità e al cambiamento, ma la storia di Mohamed, soprannominato Momo, ci dimostra tutt’altro, ci dà la possibilità di tastare che i pregiudizi e il razzismo ancora predominano nella nostra società apparentemente multiculturale e globalizzata. Il sentimento sbocciato tra Raissa e Momo è la dimostrazione che l’essere umano è un’unica specie, Cavalli Sforza già da decenni ha dimostrato scientificamente che le razze non esistono infatti il concetto di “razza” è un costrutto culturale. Questi giovani si dilettano nel raccontarsi e ci fanno comprendere che i pregiudizi e gli stereotipi creano nelle menti delle distorsioni cognitive che ci inducono a generalizzare e farci credere che la realtà sia banale e semplice tanto da poterla analizzare in un attimo come bere in un bicchier d’acqua. Noi occidentali, anche inconsapevolmente, abbiamo delle idee inconsce sulla cultura musulmana che si sono formate tramite i messaggi che ripetutamente ci è capitato di ascoltare in TV e nei social, spesso abbiamo messo sullo stesso piano i Pilastri islamici e il terrorismo senza valutare, invece, l'estremismo spinge solo alla violenza e alla guerra, non equivale affatto all’Islamismo, anche a proposito del preconcetto relativo al maschilismo associandolo al mondo orientale; in realtà non ci rendiamo conto quanto ancora nei nostri stessi discorsi “occidentali” prevalgano pesanti discriminazioni sessiste, omofobe e razziste. Questo romanzo mi ha indotta a tantissime riflessioni di natura sociale, politica e filosofica pensando alle vite dei nostri protagonisti mi è giunta l’immagine del mito dell’Androgino di Platone in cui ogni uomo cercava la sua metà sparsa per il pianeta ebbene Momo e Raissa erano il cielo notturno senza stelle. Un tramonto può rimanere mai ignudo dell’estate? Essi scandagliavano nella loro esistenza quella metà che li completasse, che li facesse sentire unici l’uno per l’altra. Il titolo “Di mondi diversi e anime affini”(DeAgostini Edizioni) è molto diretto appunto per trasmettere ai lettori quanto la diversità possa essere la chiave di volta per ritrovarsi nella similare personalità che si incontra nei meandri di un battito d’eternità. Le vicende vissute da Momo sono il collante che attirano l’attenzione di chi legge, ammiro moltissimo la scelta dei suoi genitori di partire(nonostante suo padre sia preside di una scuola in Marocco e sua madre sia una maestra) per dare maggiori possibilità alla sorellina Souki, una bimba sveglia, però mal vista solo perché ha la sindrome di Down. Mohamed è un ragazzino che frequentando la scuola e altre attività come il calcio patisce razzismo, bullismo, solitudine e ogni forma di discriminazione tanto da sognare di voler essere bianco e con gli occhi azzurri; solo col trascorrere degli anni il nostro protagonista acquisirà sicurezza e consapevolezza nelle sue capacità anche di fronte allo scredito altrui tanto è che gli insulti subiti sono molto pesanti e offensivi come se essere nato in un altro continente e avere il colore della pelle più scura o appartenere ad altri ceppi religiosi fossero una colpa. Altresì Raissa ricerca il baricentro della sua verità intrinseca, ella non sapeva scegliere in modo consapevole per il suo futuro, è un personaggio apparentemente sicuro di sé, ma molto vulnerabile e instabile; percepisce nel suo cuore un ammanco, la sua infanzia è stata felice e anche la sua adolescenza non è stata turbolenta come quella di Momo, ma non riesce a trovare un appagamento completo, è come se le mancasse la linfa che la faccia sentire davvero viva e piena di energia. Nel quartiere di Torino dove lei vive essere marocchini equivale a essere delinquenti persino i suoi genitori seguono queste traiettorie cognitive che poi rivedranno successivamente all’incontro con Momo. Viaggiano tantissimo e la voglia di scoprire nuovi usi e costumi rispecchia la velleità di attraversare i porti dei mari burrascosi l’uno dell’altra. La loro testimonianza mi ha ricordato Jacques Maritain e sua moglie Raissa, non solo per l’omonimia con la figura femminile, soprattutto per quanto concerne i loro vissuti simili, la coppia succitata sarebbe arrivata al suicidio se non avesse scoperto ideali di vita diversi rispetto alle correnti accademiche a loro contemporanee. I nostri personaggi per varie vicissitudini sono costretti a scappare da un’eutanasia esistenziale imperante in un mondo dai toni violenti e malvagi tuttavia i loro attuali video aiutano molte persone a emergere e ad armarsi di coraggio per affrontare le battaglie che il quotidiano ci riserva, il loro altruismo e ironia sicuramente ci lasciano un segno positivo che possa schiudere lo scenario di nuovi orizzonti.
Sabrina Santamaria
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